• a) la concezione del come insieme di quattro piani : COGNITIVO (simbolico, ideativo, immaginativo, razionale, ricordi), EMOTIVO (affetti, emozioni), POSTURALE (struttura muscolare, posture, movimenti, morfologia) e FISIOLOGICO (apparati, sistemi, soglie percettive,...);

  • b) l'ipotesi di una integrazione originaria di questi piani che durante lo sviluppo si differenziano fino ad arrivare in alcuni casi a sconnettersi causando un funzionamento correlato al disagio e al malessere;

  • c) la concezione del carattere come struttura difensiva del Sé e l'importanza-necessità di un intervento teso alla mobilizzazione degli aspetti ripetitivi e caratteriali nel funzionamento della persona;

  • d) l'ipotesi del gruppo come organismo che mette in atto modalità caratteriali di gruppo nelle quali confluiscono e convergono quelle dei singoli individui.

Il bambino che presenta una situazione di disagio o patologia, spesso vive una condizione di scissione o frammentazione

tra i vari piani del Sé, che si ripercuote anche sul senso d'identità e di autostima. Tali sconnessioni, storicamente all'origine del disagio, trovano frequentemente una risposta parziale da parte dell'ambiente che tende a perpetuarle, acuendo così la conflittualità ed il malessere. "Affinchè si possa elaborare un intervento che favorisca la diminuzione di sconnessioni all'interno del bambino è necessario formulare un quadro diagnostico che prenda in esame:

  • a) qualità e grado di sviluppo dei piani del ; fase evolutiva raggiunta in ognuno in relazione all'età ed al processo di strutturazione del Sé;

  • b) rapporto tra i piani , maggiore o minore estensione e sviluppo dell'uno rispetto agli altri, livelli di interazione e connessione attualmente attivi, qualità e grado delle sconnessioni;

  • c) connotazione del falso-Sé ;

  • d) principali modalità caratteriali di difesa e di rapporto con l'esterno, intendendo il carattere come la struttura difensiva 'che informa di sé tutti i piani funzionali del Sé' (Rispoli, Andriello, p.96);

  • e)caratteristiche delle modalità relazionali in famiglia e nella rete sociale (Rispoli, Facchinetti, p.78).

Anche per quanto concerne la famiglia, la diagnosi funzionale individua quattro piani con sottopiani :

  • COGNITIVO : Razionale (comunicazioni razionali, ragionamenti,riflessioni,domande,..), Simbolico (fan- tasie,sogni,rappresentazioni dell'identità indivi- duale e familiare, ..),Immaginativo (capacità ed abitudine immaginativa e suo ruolo nella dinamica familiare, immaginazione progettuale,..), Memoria (ricordi, incidenza di eventi passati,..);

  • EMOTIVO : Tenerezza, Paura, Aggressività, Rabbia, Gioia, etc., emozione prevalente nell'atmosfera gruppale, ruoli emotivi giocati dai singoli componenti, stereotipie, ...;

  • FISIOLOGICO : Configurazione organizzativa (ruoli, gestione dei processi decisionali, aree di competenza dei singoli individui,..), tipo di interesse e attenzioni verso il funzionamento fisiologico dei componenti, tipo e grado di respiro "gruppale", ritmo e temperatura delle relazioni (ad es. calma,stressata, agitata,calda,fredda,etc.);

  • POSTURALE : posture dei singoli e collocazione nello spazio del gruppo familiare, tipo, grado e modo del movimento, velocità, etc.

Ai fini del profilo diagnostico , strettamente connesso con l'intervento clinico, è necessario inoltre:

  • a) evidenziare le alterazioni del Sé di gruppo , attraverso l'analisi delle incongruenze tra piani (nel funzionamento interno e nel relazionarsi con lo psicologo), le sconnessioni o scissioni tra piani e sottopiani, ipertrofie o atrofie, sclerotizzazioni, stereotipie;

  • b) individuare i principali tratti caratteriali di gruppo , che si esprimono nelle modalità di relazione tra i componenti e tra la famiglia nel suo insieme e lo psicologo;

  • c) correlare le modalità caratteriali di gruppo con la struttura del Sé e i tratti caratteriali del bambino, in quanto gli aspetti di rigidità, disomogeneità e conflitto nei flussi comunicativi si associano ai punti di sconnessione nel bambino (costituendosi la struttura del Sé in fase evolutiva come prodotto della interazione organismo - ambiente, a ripetitive disomogeneità, contrasti o conflitti tra i messaggi che ai diversi piani gli vengono rivolti nella comunicazione familiare corrisponde una sconnessione o scissione tra gli stessi piani);

  • d) individuare i principali nodi nella rete comunicativa, i punti cioè di maggiore conflitto, rigidità e ripetitività;

  • e) definire la gamma di espressione-non espressione delle varie emozioni , considerando quali vengono espresse, con che intensità, se in modo diretto o indiretto, coinvolgendo quali piani e con che livello di consapevolezza;

  • f) definire i principali punti di forza nella rete, cioè le aree di maggiore connessione tra piani e sottopiani, individuandone il livello (che può essere più o meno regressivo rispetto all'età ed alla fase evolutiva) ed i piani nei quali la comunicazione è maggiormente chiara, lineare, diretta, esplicita e coerente.

A seconda della situazione, del tipo di problema e della costellazione familiare, l'intervento coinvolge in misura maggiore o minore l'intero gruppo familiare, i genitori, il figlio (che in alcuni casi, quando la struttura del Sé è consolidata nelle sue disfunzioni ed i genitori non hanno più la possibilità di influenzarne efficacemente il cambiamento, necessita di una psicoterapia personale), in un percorso che si snoda lungo alcune fasi terapeutiche. Esse si presentano in modi e tempi diversi a seconda della singola situazione familiare, non sono rigidamente consequenziali, ma sfociano l'una nell'altra.

La prima fase , di accoglimento, include la raccolta della domanda, la formulazione del quadro diagnostico e la restituzione dello stesso. Leggere ed affrontare una situazione di disagio accogliendone le modalità caratteriali di difesa strutturatesi nella storia emozionale del soggetto e della famiglia permette di cogliere un primo livello di connessione tra i piani di funzionamento dell'organismo; infatti esse costituiscono delle invarianti trasversali alle aree del Sé, sulla cui base è possibile elaborare un intervento attento alla globalità del soggetto nel suo ambiente (invarianti nella rete sociale del bambino), dando così un significato aggregante a manifestazioni e comportamenti che sono in apparenza tra loro scollegati. Rimandare una prima immagine di unità, ricostruire un vissuto (se pur in un primo momento basato solo sui meccanismi difensivi) di identità e condivisione (spesso meso in crisi dalla condizione di sofferenza) favorisce l'instaurarsi di un primo livello di accoglimento e di contenimento favorente l'alleanza terapeutica con il bambino e la famiglia. Il nucleo famigliare, ritrovando un'identità di organismo può più facilmente condividere e farsi carico del disagio, ponendo così le basi per successivi passi che permettano di mobilizzare e modificare quegli atteggiamenti verso il 'figlio-sintomo' così fortemente presenti nel momento della richiesta e che contribuiscono al mantenimento delle sconnessioni (ad es. accusa,superficiale preoccupazione, protezione, mascheramento, negazione, isolamento affettivo, giustificazione razionale, etc.).

La seconda fase , di mobilizzazione, è finalizzata a districare i principali nodi relazionali, smuovere i livelli di maggiore cristallizzazione e sconnessione, evidenziandone e comprendendone le componenti in gioco. Ciò implica anche il differenziare e meglio individuare i ruoli e le funzioni dei vari membri del nucleo familiare (ad es. separare il ruolo 'adulto' da quello 'bambino'), per cui grazie ad un aumento temporaneo della distanza tra genitori e figlio è possibile comprendere meglio quali emozioni, desideri, movimenti di richiesta o di rifiuto siano in gioco per ognuna delle persone coinvolte. Una maggiore consapevolezza nei genitori di quali siano le loro parti negate che sono in causa, può favorire, se sotenuta nell'intervento, profondi cambiamenti nella relazione in quanto il genitore riesce, entrando maggiormente in contatto con se stesso, a vedere meglio anche il figlio e le sue richieste emotive La fase di mobilizzazione , attraverso l'allentamento dei principali tratti caratteriali permette anche di rafforzare ed ampliare le aree in cui la connessione è rimasta presente, con un intervento mirato a riattivare e reintegrare anche funzioni del Sé sconnesse o isolate.

Si accede così alla fase regressiva , in cui emergono con più chiarezza le richieste profonde del bambino ed i suoi bisogni affettivi (di riconoscimento, di appoggio, etc.) che venivano espressi in modo indiretto nel sintomo o davano adito ad un disagio diffuso. La regressione psicosomatica permette inoltre di accedere a livelli di integrazione che non erano in prima istanza utilizzabili, perchè 'sommersi' nella stratificazione emozionale ed irrigiditi negli atteggiamenti caratteriali. L'accoglimento da parte dei genitori di questi movimenti regressivi e la loro conseguente risposta ai bisogni che emergono, permette al bambino di riprendere un processo evolutivo e di individuazione poggiuando su aree di connessione e di integrazione sempre più ampie, anzichè essere spinto ad ipersviluppare un piano o alcuni aspetti di un piano, a scapito ed in contrapposizione con altri, come avviene quando si fanno interventi settoriali.

Nella fase ricostruttiva infine, il movimento del bambino, in quanto collegato ad una maggiore mobilità relazionale e coerenza ne messaggi che lo coinvolgono ai vari piani funzionali del Sé è strettamente correlato con il movimento dell'intera famiglia. A quasto punto è possibile sostenere e rafforzare i cambiamenti evolutivi intervenendo a più livelli, passando gradualmente dalla funzione di Sé ausiliario , che il terapeuta ricopre in modo prioritario nella fase regressiva, ad un ruolo più esterno, di collaborazione con i genitori ed il figlio, ad es. per programmare alcune attività da fare insieme, così che la famiglia possa sperimentare un funzionamento più adeguato ed infine autonomo anche verso la figura del terapeuta. 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • FACCHINETTI O., Il modello del Sé corporeo nell'intervento con la famiglia, Riza Scienze, n.55, pp.82-96, 1992
  • FAVA VIZZIELLO G., STERN D., Dalle cure materne all'interpretazione, Milano, R.Cortina, 1992
  • MARELLA L., FACCHINETTI O., (a cura di), Lo psicologo discusso, Milano, FrancoAngeli, 1992
  • REICH W., Analisi del carattere, Milano, Sugarco,1973
  • RISPOLI L., ANDRIELLO B., Psicoterapia corporea e analisi del carattere, Torino, Boringhieri, 1988
  • RISPOLI L., FACCHINETTI O., La psicoterapia funzionale in un servizio materno-infantile, Psicologia e società, XV(XXXVII), 1-3, pp.75-83, 1990

20.05.1993     -    www.bullismo.it  -  www.facchinetti.net

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