dell’organizzazione, sulle specifiche alterazioni delle singole componenti, del gruppo e dell’istituzione. Questo in una prospettiva che tende a non separare cura e prevenzione, salute e malattia, sviluppando funzioni di regolazione, utilizzando le risorse, potenziando lo stato di benessere, ecc.. Vengono individuate quattro grandi aree, con piani e funzioni: cognitivo, emotivo, fisiologico, posturale.

 

  Image

 

  • COGNITIVO :
    • RAZIONALITÀ - la dimensione razionale del gruppo e dell'istituzione, le conoscenze rispetto al tipo di problema o situazioni che l’istituzione affronta, ecc.;
    • PROGETTUALITÀ - ‘immaginazione progettuale’, il progetto, che nella sua realizzazione coinvolge ovviamente anche altri piani, ecc.;
    • IMMAGINE DI SÉ - internamente ed esternamente all’istituzione, l’immagine che si ha e quella che si tende a mostrare, ecc.;
    • RICORDI - la memoria storica, il percorso passato, la storia di quel singolo gruppo, di quella scuola, di quella istituzione, ecc.;
    • SIMBOLICO - rappresentazione simbolica dell’istituzione (importante considerarne la dinamica interno/esterno), ecc.;
     
  • POSTURALE :
    • MORFOLOGIA - la forma dell’istituzione (spaziale, organizzativa, ecc.), la disposizione dei locali, ecc.;
    • POSTURA;
    • MOVIMENTO - il tipo di movimento prevalente (veloce, lento, rallentato, a scatti, ...) di chiusura o di apertura (ad es. accoglie l’utente, è attiva verso l’utenza o aspetta passivamente che questa arrivi allo sportello?), ecc.;
    • MOBILITÀ-STATICITÀ - in quali funzioni (figure professionali, persone o ruoli) stanno le ipertonie e le ipotonie, la contrazione rigida e difensiva, poco mobile; dove sta la mancanza di forza e di energia nel rispondere alle situazioni, ecc.;
    • DUREZZA - MORBIDEZZA del funzionamento su tutti i piani, la sclerosi, la stereotipia, ecc.;
    • COESIONE ;
    • RUOLI fissi all’interno del gruppo di lavoro e dell’istituzione, dove le varie funzioni vengono associate alle singole persone.
  • FISIOLOGICO :
    • ORGANIZZAZIONE - funzionamento e struttura organizzativi, l’anatomia e la fisiologia dell’istituzione, ecc.;
    • GERARCHIA (organizzativa e professionale), rapporti di potere, organizzazione gerarchica, ecc.;
    • TEMPERATURA di una istituzione o servizio, il calore, ecc.;
    • RITMO di funzionamento, i ritmi di lavoro, la fase attiva e quella di riposo, i cambiamenti in velocità conseguenti a cosa (ad es. al periodo di maggior affluenza dell’utenza, o a direttive gerarchiche, o incentivi economici, o pressioni politiche, ecc.), i ritmi di gruppo dell’istituzione, ecc.;
    • SOGLIE PERCETTIVE, cosa l’istituzione percepisce, quali stimoli arrivano e vengono percepiti, quali percezioni diventano SENSAZIONE, e quindi MOVIMENTO
    • RESPIRAZIONE : nella persona ha la funzione di procurare ossigeno ed energia all’organismo; nell’istituzione è ciò che porta energia vitale (prodotta anche dall’insieme dei respiri dei suoi componenti), il “respiro di gruppo” dell’istituzione, da cui consegue anche LIVELLO ENERGETICO (funziona ai minimi di energia sufficienti per la sopravvivenza o c’è un sovraccarico energetico? ecc.) Ad es. la sensazione forte che si ha quando si entra in una istituzione, si sente nell’aria se c’è vitalità, energia oppure si vive ai limiti della sopravvivenza, si fa il minimo indispensabile (come fosse un respiro alto, superficiale) oppure c’è un funzionamento con un respiro diaframmatico e profondo, in cui l’istituzione funziona in modo integrato (ci sono iniziative, proposte, ecc.)
    • STRESS dell’istituzione.
  • EMOTIVO e AFFETTIVO : emozioni espresse o non espresse, direttamente o indirettamente, in modo adeguato alla situazione oppure no, verso i colleghi e verso l’utenza, ecc.
    • TENEREZZA
    • GIOIA
    • AGGRESSIVITÀ
    • SENSO DI SÉ GRUPPALE
    • RABBIA
    • MOTIVAZIONE
    • PAURA
    • UMORISMO
    • PIACERE · ECC.
     

    La rilevazione funzionale, oltre alla configurazione del sé gruppale, individua anche le modalità di funzionamento , cioè i punti di FORZA e di funzionamento adeguato, le aree di connessione/sconnessione, di ipo/ipertrofia e di sclerotizzazione dei sistemi istituzionali:

    • CONNESSIONE, quando i piani sono fra loro in relazione, ci sono passaggi di informazione, l’uno influenza l’altro, il movimento coinvolge più piani, ecc.;
    • SCONNESSIONE, quando i piani funzionano separatamente, non comunicano fra loro, sembrano non influenzarsi, i movimenti sono spesso divergenti o isolati, ecc.;
    • IPOTROFIA, quando c’è un insufficiente sviluppo di un piano in relazione agli altri ed alle caratteristiche dell’organizzazione, alle sue finalità, ecc. (per ogni organizzazione è infatti possibile delineare un profilo ‘ottimale’ in relazione agli scopi da essa perseguiti: ad es. in una efficiente sala operatoria il piano emotivo sarà complessivamente meno sviluppato che in un servizio psicoterapico, ecc.);
    • IPERTROFIA, se vi è eccessivo sviluppo di un piano in relazione agli altri (l’ipertrofia di un piano si associa spesso alla ipotrofia di altri e se l’intervento non è adeguatamente mirato, il rischio è di sollecitare sempre i piani ipertrofici aumentando così discrepanze e sconnessioni nell’organismo globale);
    • SCLEROTIZZAZIONI, in presenza di un forte grado di fissità e rigidità nel funzionamento di un piano o di una funzione.

INTERVENTO PREVENTIVO

Nell’approccio di Psicologia Funzionale l’ intervento preventivo è centrato sul ‘METTERE IN RELAZIONE’ le funzioni, attraverso la loro mobilizzazione, il ricreare o creare connessioni, agendo sui punti di forza e supportando le funzioni deboli e carenti, anche con funzioni di SÉ AUSILIARIO .

Fare prevenzione significa anche, non solo, sviluppare iniziative, attività e quanto altro possa promuovere la SALUTE intesa, con l'O.M.S., come "uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e assenza di malattie"; questo comporta prioritariamente far interagire tra loro le varie componenti in gioco, vale a dire: maschi con femmine, giovani con adulti, bande e gruppi sociali con altri gruppi di coetanei, studenti con compagni, studenti con professori, giovani con istituzioni sanitarie ed educative, etc. Mettere in relazione significa avere occasioni e contesti relazionali adeguati (in cui la presenza di un operatore qualificato nella conduzione di gruppi di discussione, attento ai processi che via via si verificano, al loro significato per quel gruppo in quel momento, etc.) perché i vari elementi che interagiscono possano inizialmente individuarsi, anche differenziandosi gli uni dagli altri, per potersi poi, su posizioni più 'sicure', confrontarsi, chiarire le differenze e le similitudini, esplicitare i pregiudizi, gli atteggiamenti, confrontare le intenzioni di certi comportamenti con gli esiti.

FASI

In anni di interventi con le istituzioni e con i giovani abbiamo individuato anche alcune fasi nel decorso dell’intervento:

  1. APPROCCIO INIZIALE - RILEVAZIONE FUNZIONALE: accoglimento richieste o proposta di collaborazione (lettura a più livelli della richiesta e della relazione interistituzionale).
  2. PROGETTAZIONE: prima formulazione progettuale, il cui clima di entusiasmo o perplessità iniziali va decodificato anche come indice del futuro conflitto. Al primo contatto segue spesso una fase di entusiasmo iniziale, in cui gli operatori coinvolti discutono ed elaborano ampi progetti; pur con la diffidenza iniziale (a volte proprio per mascherarla) sembra avvenire un processo di coagulazione delle voglie di novità e di cambiamento che accomunano le persone indipendentemente dalle differenze istituzionali e di ruolo.
  3. REALIZZAZIONE: nel passare alla fase di realizzazione dei progetti, con il procedere dell’intervento compaiono anche le difficoltà (o nuove difficoltà in aggiunta a quelle delle fasi precedenti), diverse a seconda del lavoro che si porta avanti, ma che evidenziano sempre i principali NODI relazionali (di cui spesso gli agiti adolescenziali rappresentano dei segnali).
  4. ELABORAZIONE NEGATIVITÀ: affiorano sentimenti di negatività e contrasto, espliciti o mascherati, segno anche del passaggio dalla progettualità razionale all’operatività concreta, intrisa di affetti. La fase operativa favorisce infatti l'emergere delle negatività, come insieme di sentimenti 'negativi' (nel senso di contrastanti) quali delusione, insoddisfazione, svalutazione, critica indiretta, ecc., che convergono sul progetto o sugli operatori che se ne fanno carico. La fase di negatività può presentarsi in forma più o meno esplicita ed estesa nel tempo, ma in qualche misura la si è sempre ritrovata e può anche considerarsi indicativa del passaggio da una relazione giocata principalmente sul versante cognitivo del ragionamento e della progettualità razionale, ad una relazione maggiormente intrisa di emotività. Infatti nel suo realizzarsi il progetto permette di passare dalla dimensione ideale a quella di realtà, nonché di chiarire meglio le aspettative in gioco, i desideri, le paure, le preoccupazioni, i disagi, etc.
  5. MOBILIZZAZIONE CARATTERIALITÀ: insieme a questi movimenti affettivi si palesano sempre più anche i principali tratti caratteriali di gruppo, cioè l'insieme delle modalità relazionali (tra le persone e verso le attività) che contraddistinguono ogni singolo gruppo e si ripetono simili a se stesse nel tempo. L'intervento di esplicitazione e di mobilizzazione dei tratti di gruppo permette di aprire maggiormente il piano delle emozioni, delle fantasie, della relazione, per pervenire ad una comunicazione più diretta, chiara ed efficace, che contribuisce anche allo sciogliersi degli atteggiamenti di negatività.
  6. RIPROGETTAZIONE: alla fase di apertura, mobilizzazione e conseguente riconnessione dei piani (cognitivo, fisiologico, emotivo e posturale) segue solitamente una riprogettazione, cioè una ridefinizione del progetto di lavoro o l'elaborazione di uno nuovo. Questi assestamenti e rielaborazioni poggiano su un funzionamento maggiormente integrato e congruente; a questo punto della relazione può con più facilità instaurarsi un rapporto di costruttiva collaborazione tra istituzioni, ognuna con le proprie competenze professionali, dove i vari operatori coinvolti possano con chiarezza trovare una loro collocazione perseguendo i propri obiettivi in collaborazione con gli altri.
  7. CONCLUSIONE PERCORSO e VERIFICHE

IL C.I.C.

Nella nostra esperienza abbiamo trovato molto importante che tra i compiti e le funzioni svolte dallo psicologo che entra nelle scuole con progetti preventivi vi sia una precisa rilevazione funzionale dell’istituzione finalizzata ad elaborare un progetto di intervento mirato. A mio parere il C.I.C. (Centro Informazione Consulenza) si presta bene a sostenere queste funzioni, in quanto spazio di ‘ascolto’ dove può trovare espressione la dimensione affettiva, simbolica e di progettualità. L’intervento psicologico presso i CIC potrebbe infatti assolvere funzioni di catalizzatore, stimolo di movimenti integrativi, mobilizzazione di funzioni e integrazione tra professionalità diverse e tra componenti diverse dell’ambiente scolastico.

Ad esempio gli interventi nelle classi permettono agli studenti di affrontare tematiche per loro pressanti e significative, di mobilizzare il gruppo e migliorare la comunicazione (o quantomeno di restituire loro una lettura ‘diagnostica’ della situazione di stallo o di difficoltà), di affrontare con chiarezza un preciso argomento, permettendo anche di mettere ordine tra le varie informazioni provenienti da ambiti diversi (televisione, giornali, riviste, compagni, genitori, adulti, ecc.). La presenza dello psicologo nell’istituto, la sua disponibilità, le occasioni di incontro singolo o di gruppo, permettono non solo di affrontare curiosità e temi attuali, ma anche di acquisire una certa familiarità con quella figura professionale, capirne le funzioni ed il ruolo e quindi poterlo utilizzare in caso di difficoltà nel corso della vita.

CONCLUSIONI

Una progettualità preventiva articolata e strutturata su più piani e funzioni del territorio porti, tra le altre cose, al definirsi di una area comune tra le varie istituzioni, quali appunto U.S.L., scuole, associazioni territoriali, gruppi di adolescenti, di volontariato etc. La realizzazione degli interventi a carattere preventivo ha favorito il graduale costituirsi di una rete di relazioni tra le diverse strutture operanti nel territorio, relazioni caratterizzate da una modalità di rapporto con l'utente quantitativamente e, soprattutto, qualitativamente diversa da quella legata alla 'cura'. Il 'setting' (inteso qui in senso estensivo, come ambiente che permette la relazione terapeutica o 'di aiuto') curativo male si addice ad un efficace intervento preventivo, in quanto nella cura è sempre presente una qualche forma di delega, un affidarsi, a volte abbandonarsi, nelle mani dell'esperto; delega che in forme, tempi e modi diversi a seconda dei singoli casi e delle aree di intervento, è funzionale agli effetti stessi del trattamento e del processo di 'guarigione'.

Negli interventi di prevenzione primaria e di educazione alla salute invece l'utente (sia esso insegnante, genitore, ragazzo, etc.) si rappresenta e tende a porsi come un interlocutore attivo. E' pur vero che in alcuni casi il soggetto tende a rapportarsi anche in un contesto di questo tipo con atteggiamenti di delega all' 'esperto'; se ciò può essere in parte funzionale alla dimensione informativa, lo è molto meno per interventi mirati a modificare atteggiamenti culturali e personali. In questi casi, la prima cosa da farsi è accogliere e poi modificare questi atteggiamenti di delega, favorendo la esplicitazione e la realizzazione del desiderio di essere attori partecipanti; ciò rappresenta il primo passo di un atteggiamento attivo verso la propria salute e la ricerca di benessere, e svolge di per sé una funzione preventiva.

La costituzione di una RETE di relazioni a carattere collaborativo con referenti significativi delle varie istituzioni del territorio le rende maggiormente integrate con l'ambiente socio-culturale di appartenenza e costituisce al tempo stesso un terreno su cui innestare percorsi 'integranti' il territorio, o quelle zone, aree (intese in senso ampio, sia topologico che sociale) e componenti dello stesso che sono isolate, sconnesse, scisse o semplicemente incongruenti con un adeguato funzionamento dell'insieme. Una siffatta rete permette inoltre, su tempi lunghi, di operare con maggior efficacia ed efficienza anche a livello di prevenzione secondaria e di cura e riabilitazione, in virtù del fatto che l'operatore, e conseguentemente anche il soggetto-utente (sia esso singolo, famiglia, gruppo), possono poggiare su una rete sociale che 'tiene', cioè costituita da un numero sufficiente di legami forti e da un 'tessuto' qualitativamente adeguato.

(1994)

22.06.1994     -    www.bullismo.it  -  www.facchinetti.net

© Copyright - Documenti e testi non possono essere duplicati se non previo consenso scritto da parte dell' Autore.